mercoledì 27 giugno 2012

Il lavoro non è un diritto.

L’ Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Così recita l’art. 1 di quella che dovrebbe essere (mi si consenta il condizionale) la nostra Costituzione. Scritta dai padridellapatria (che si l’hanno fondata ma che ultimamente l’hanno lasciata orfana) è il pilastro più importante nella nazione Italia. Ora, ci hanno provato molte volte ed in modi diversi a metterla in discussione o modificarla. Spesso la sovranità del popolo è andata a farsi benedire. Perché si sa che ci illudono di poter decidere, ma la verità è che in fin dei conti a gestire la cosa pubblica son sempre i soliti quattro. Ma che queste cose le facesse Silvio era quasi cosa scontata. Si sa, quell’uomo è un simpaticoumorista ed ogni tanto una delle sue perle deve pur regalarle. Oggi, però Silvio non c’entra (cosa più unica che rara!). L’ennesimo screditamento di quel pezzo di carta scritto 65 anni fa viene da una donna che, ultimamente, una ne fa e cento ne sbaglia. La ministra Fornero, quella che debuttò in politica tra le lacrime, afflitta (lei?!) per le drastiche misure prese dal governo per sanare i conti pubblici, dichiara al WSJ che i cari giovani italiani devono ficcarsi in testa che: mica tu studi vent’anni, investi migliaia di euro per una formazione, che la maggior parte delle volte e più scadente di quella del Burkina Faso, e poi pretendi di avere un lavoro! E no, mio caro, IlLavoroNonèUnDiritto. Non è scritto da nessuna parte che ti spetta. … … … ah, no. Forse, Ministra, c’è quella cosa chiamata Costituzione che ADDIRITTURA fonda un’intera nazione sul lavoro. Non so, vuol fare concorrenza al suo compare che tempo fa dichiarò che il posto fisso è noioso?!? Fate così: andate da una delle famiglie di quelle decine di imprenditori/operai/precari che si sono ammazzati perché non si annoiavano abbastanza. Poi, cara ministra, torni a far dichiarazioni al WSJ e vediamo se ha il coraggio di ribadire le stesse cose.

sabato 23 giugno 2012

Dopo i Papa-Boys arrivano i Papa-rapper

Se vi state domandando quali saranno le nuove frontiere cui l'uomo giungerà, eccovi la risposta: il rap cattolico. Ebbene si, la fase di modernizzazione della Chiesa cattolica ha avuto inizio. C'era chi pensava che l'ammodernamento sarebbe passato dal riconoscimento, che so, dell'omosessualità come condizione naturale per un individuo e non come perversione/malattia/possessionedemoniaca. C'è stato un momento in cui si credeva che il tipo di bianco vestito che porta ai piedi scarpette rosse in Doroty-style,avrebbe riconosciuto che l'uso del preservativo non è poi così malvagio o che forse l'aborto non è propriamente un omicidio Ed invece no! La Settachiesa ha deciso che il modo migliore per arrivare al popolo è la musica. E così ti capita di uscire un venerdì sera come tanti e di ritrovarti in pieno centro un gruppo di invasatimaniocireligiosiche cantano odi rimate al Signore lassù. Ma non basta, perchè mieicari "se avete bisogno di parlare di un vostro problema, qui c'è qualcuno disposto ad ascoltarvi” A guardare robe simili sei invaso da sentimenti che vanno dallo stupore, allo sconforto per arrivare ad uno stato di ilarità tale per cui non puoi far altro che ridere, prima, e commiserarli, dopo. Che la Chiesa stia perdendo colpi è evidente. Che la setta reclama adepti è palese. E si sa, se hai un problema il modo migliore è imparare dal nemico: così se i testimoni di Geova fanno il porta-a-porta i cattolici, credendosi furbi, fanno il piazza-a-piazza! Che stia ripartendo una campagna di cristianizzazione? Non è che tra un po' ci ritroveremo uomini aitanti indossare una tutina attillata con sopra una tunica bianca ed una croce rossa sul petto, vero?!?

giovedì 21 giugno 2012

Quando il libero arbitrio è un’arma a doppio taglio.


Si parla tanto di libertà. Viviamo in una società, costretta dalle regole della convenzione, che la cerca disperatamente.

Il problema, però, è che ciascuno intende la libertà in maniera soggettiva, per cui si finisce per considerare limitante ciò che per qualcun altro è libertà.

Si parla tanto di 194 in questi giorni, vuoi perché ci sono medici, come nella mia città, che si rifiutano di metterla in pratica, vuoi per la decisione della cassazione di questi giorni che risponde alle accuse di “illegittimità della legge” con una sonora bocciatura, lasciando tutto così com’è.

La storia è sempre la stessa, le fazioni sempre quelle: da una parte c’è chi sostiene che già l’ovulo fecondato sia vita, per cui abortendo si commette “omicidio”; dall’altra ci sono donne (e per favore non tacciamole subito di femminismo, io le definirei di buon senso piuttosto!) che sostengono la loro libertà nel poter decidere cosa sia meglio per loro.

La discussione si presta, senza dubbio, a molteplici spunti, diversi punti di vista tutti rispettabili, però su un punto non transigo: voi fintimoralistibenpensanti non potete permettervi di accusare una donna di usare l’aborto come rimedio ad una vita dissoluta. Non avete alcun diritto di dire che quello è un omicidio. E se siete ipocriticattolicipraticanti, di quelli che ne fanno di ogni tanto l’Onnipotente lassù ti perdona se ti batti il petto tre volte, non potete parlarmi di un dono del cielo. Ma avete mai provato a mettervi nei panni di una donna che non cerca una gravidanza e che le arriva all’improvviso?! E magari ha preso tutte le precauzioni del caso ma è successo. O sei stata vittima di violenza. O non hai un compagno e non vuoi crescere un figlio sola. O sai che non sarai una buona madre e piuttosto che ammazzare tuo figlio in preda alla depressione post-parto o farlo crescere colpevolizzandolo per la sua nascita, opti per l’aborto.

Non crediate che si arrivi all’aborto come si arriva al parco per un pic-nic. La trafila burocratica, quella psicologica ed emotiva non sono certo semplici. E di solito chi arriva a prendere una decisione così drastica è perché altre soluzioni non ne vede.

E se poi ci si mette anche chi queste donne dovrebbe aiutarle ed invece impedisce loro di portare avanti la loro decisione, allora siamo davvero alla frutta. Tu puoi obbiettarecoscientemente quanto vuoi, ma perché la tua libertà deve intaccare quella di qualcun altro? Perché tu puoi poter decidere delle sorti di quella stessa persona che accusi di prendere decisioni per la vita (se di vita si può parlare riferendosi ad un accumulo di cellule indistinte!) di un essere che ancora non c’è?

Quale delle due libertà va tutelata?



Parlano tanto di libertà, ma quando vedono qualcuno davvero libero ne hanno paura.

lunedì 18 giugno 2012

Tra moglie e marito non mettere il...pallone.


Che uomini e donne siano diversi si sa. La storia di MartevsVenere ce la propinano da anni.

Ma c’è un momento in cui uomini e donne palesano tutta la loro antiteticità: le partite di pallone. Si sa, noi donne non amiamo il calcio e ci chiediamo di continuo cosa il nostro uomo provi nel vedere ventidue maschi in mutante rincorrere una palla.

Misteri che neanche Piero Angela è riuscito a svelare.

Fatto sta, che vuoi o non vuoi, ogni quattro anni ti lasci convincere e guardate la partita insieme. Niente di più esilarante.

Partita al maschile. Il maschio si prepara alla partita con grande attenzione. Entra nel mood già svariate ore prima. Iniziano le grandi consultazioni con l’amico-ultras su quale sarà la possibile formazione. Si prosegue con la scelta dell’abitazione che dovrà accogliere la devastazione ed infine si procede al rifornimento di viveri. Quantità spropositate di patatine, birre, e salatini riempiono il carrello prima ed il tappeto di casa poi! Dal fischio d’inizio e per i 90minuti successivi puoi passare nuda davanti al tuo uomo, lui non ti guarderà. Niente può distrarre un uomo intento a tifare Balotelli! Ciò che più mi fa ridere dell’uomo-tifoso è la passione che ci mette. Si arrabbia, impreca, si improvvisa tecnico e urla consigli sperando che giungano, non si sa bene come, al calciatore di turno. E quando finalmente arriva il goal esplode in un urlo di gioia tale che neanche il miglior orgasmo potrebbe eguagliarlo!

Partita al femminile. La donna realizza che c’è la partita solo quando il suo uomo si accomoda in poltrona e le urla di portagli una birra! Noi non stiamo li a capire chi gioca, anche perché non abbiamo idea di chi siano, né contro chi. Il massimo che una donna fa è dare una rapida occhiata ai giocatori durante l’inno e capire se finalmente qualche giovane aitante ha preso il posto di vecchi nonnetti! E finisci pure per “barattare” l’adocchiamento del primo minuto con quello del cambio del 48esimo! E magari capita anche che ci perdiamo un goal perché troppo intente a controllare il nostro WomanLog e capire che, mentre il nostro uomo sembra raggiungere l’estasi, a noi non regala un orgasmo da troppo tempo!

Ricicl-azione


Ricordo quando ero una giovane rivoluzionaria. Quella fase della vita in cui indossi i panni di moderno Robin Hood e pretendi di risolvere i mali della terra. Ricordo quando iniziò la fase salviamoilmondo. Il quel periodo lo scandalo della monnezza a Napoli era bello che scoppiato. Silvio insieme a Guido tentavano di trovare la soluzione migliore, che puntualmente doveva essere cambiata nei 6 mesi successivi. Era il periodo in cui ci bombardavano di pubblicità progresso su quanto fosse importante la raccolta differenziata. E fu in quel momento che palesai che l’amministrazione comunale della mia città non aveva la benché minima idea di cosa significasse riciclare. La verve giovanile, si sa, ti porta ad agire d’impulso. Così scrissi un’accorata lettere agli amministratori per ottenere i famosi cassonetti. La mia richiesta fu esaudita: 4anni dopo!! Meglio tardi che mai! Ma tant’è potevo dare, finalmente, il mio contributo alla salvezza.

Peccato che, il mondo continuiamo a non salvarlo, ma lo affossiamo di più. E si, perché per quanto tu posso applicarti nel mettere il rifiuto giusto al  posto giusto, con una meticolosità maniacale da far invidia ad un monaco certosino, tutto quello che tu separi viene rimesso insieme. E già. Perché quelli che dovrebbero operare ecologicamente fanno un gran bel minestrone di carta, vetro, plastica ed umido! E se capita che della carta cada durante il travaso nessun problema: c’è il cassonetto dell’umido appena svuotato pronto ad accoglierla al suo interno! Infondo finirebbero insieme lo stesso, prima o poi. Meglio facciamo amicizia da subito.

E così ti ribolle il sangue, perché capisci che le cose non cambieranno mai. Che se non si è capaci di far funzionare una vite come potrà mai funzionare l’intero ingranaggio?!

domenica 17 giugno 2012

Ci piace il “ti lovvo”


Chissà se Mark (Zuckerberg, per intenderci) quando decise di mettere su quello che è, a furor di popolo, il social più diffuso al mondo, aveva previsto i disastri linguistici e cerebrali che ne sarebbero seguiti.
E si, perché a dispetto di quello che i più giovani possano pensarne, le PAROLE SONO IMPORTANTI!
Ma dico, ci mettono una vita ad insegnarvi a scrivere decentemente e voi, piccolirovinalingua siete talmente pigri e talmente avari da non voler affiancare a quelle povere consonanti almeno una vocale. Così anche chiedere lo stato di salute altrui diventa un’impresa: “cm st?”. E non crediate che la risposta sia di più facile interpretazione: “tt bn tnk u”. Ora, già il fatto che torturi la tua lingua madre e ne compi uno scempio quotidiano potrebbe causarti seri problemi con chi ti sta attorno e il cambio permanente di residenza sulle rive dell’Arno, ma martirizzare anche una lingua non tua, perché? E se non bastasse, italianizzate termini che fino a ieri suonavano di una poeticità, ormai perduta: il caro vecchio I love you diventa un aggrovigliamento di lingua che produce uno sgraziato ti lovvo. Ti lovvo? No, davvero ti lovvo? Ma siete seri? Non abbiamo già abbastanza problemi con l’Europa senza che la moria di vocali o la mutazione transgenica di parole contribuisca?
E tu, mio caro Zuckerberg, non credere di non averci messo del tuo nella demenza cerebro-linguistica che investe i giovani italiani. E si, perché tu con quel “simpaticissimo” like hai creato la generazione del “ci piaceee”. “Ci piace” sembra diventato una sorta di discriminante: lo dici?Allora sei un giovanesocialaddictec di quelli yeah. Non varca mai il confine tra la lingua e il mondo esterno: sei un vecchiobigottagrammarnize.
Sapete che c’è? Sono felice di essere una vecchiabigottagrammarnizeletterata. Perché qualcuno che aiuti il buon caro vecchio Alessandro (Manzoni) dovrà pur esserci!

giovedì 14 giugno 2012

Se dici donna dici…?


Che viviamo in una società maschilista è cosa nota. Che le attiviste che diedero vita al movimento femminista si stiano rivoltando nella tomba, è cosa altrettanto nota.

Fatto sta che l’idea della donnaoggetto è talmente radicata in ogni essere che popola questo pazzopazzomondo, da non farci più nemmeno tanto caso.

Ieri era Saratoga, la “mitica” pubblicità di un noto silicone che per dimostrare la sua efficacia usava una doccia (ovviamente ermeticamente sigillata col suddetto silicone) riempita d’acqua con dentro una femmina ignuda.

Ora
1) Spiegatimi chi cavolo vuole sigillare la propria doccia per riempirla d’acqua. No, dico, ma poi che devi fare: andare in apnea per togliere il tappo e svuotarla?!? O in alternativa  arrampicarsi in stile Spiderman o sgattaiolare fuori da questa macchina infernale stile Hudini?
2) L’unico silicone con cui una donna può avere a che fare è quello che si mette dentro le tette, non certo quello della Saratoga.

Qualcuno, però, lassù ha avuto pietà di noi e da tempo la suddetta obbrobrietà è sparita.

Poi oggi capita che sulla mia Home di Fb spunta una foto: una donna a quattro piedi con una lastra di vetro sopra e la scritta “A Natale regala Ikea, è facile da montare”.  Sicuramente un fotomontaggio. Sicuramente non ha nulla a che fare con l’azienda svedese. Sicuramente l’allusione sessuale è più che scontata, ma vuoi o non vuoi siam sempre li: mercificazionedelcorpofemminile.

Ma questa è solo l’ultima, perche se gironzoli tra le mille fanpage che popolano il social blu, ti ritrovi davanti pagine a metà tra il calendario di un qualche camionista buzzurro e fotogrammi tratti da Youporn. Per non parlare delle picprofile nelle quali alle pose da bimbeminchia si sono sostituite quelle di futureyoupornergirls.

Per fortuna a risollevare il mio animo sconcertato ci ha pensato Claudio Rossi Marcelli, che ha scritto una delle cose più vere che si possa scrivere sulle donne: Quando lei ci ha detto che sarebbero arrivate due bambine, ho capito che stavamo contribuendo alla superiorità del genere umano. Quelli come il tuo parente, lasciali parlare. Mentre noi salviamo il mondo, loro mangiano brioches.



martedì 12 giugno 2012

Summer Nightmare


No. Non sono pronta. Non sono ancora pronta a mettere le mie pudenda alla mercé degli sguardi altrui. Non sono ancora pronta a vedere i miei fianchi strizzati da un costume che, per quanto abbondante nelle misure, finisce sempre per farti sembrare una mortadella appesa ad un filo! Non sono ancora psicologicamente pronta a condividere le mie bucce d’arancia con occhi ingordi di critici CULInari.

La donna media lo sa, l’incubo della prova costume arriva ogni anno puntuale sopra le nostre teste, che Damocle in confronto si sente meno minacciato! Donna media che nelle ultime settimane è  diventata donnaaffamata. Ormai dolci, gelati e patate fritte sono un lontano ricordo. Dieta dissociata. Dieta dukan. Dieta del minestrone. Dieta a zone. E pure quella a placche. Le provi tutte!

E ogni giorno vivi l'incubobilancia. Quella piccolasputasentenze che ha il brutto vizio di dir sempre la verità. E pur di far si che quei numeretti scendano sei disposta anche a digiuno!E finisci per avere talmente fame da far invidia alla cecità della tipa della Fiesta!

Per sentirti meno in colpa ti dai pure allo sport. E mentre corri su un lungo mare che sembra non finire mai, sudata, agonizzante, senza fiato, con lo stomaco che si ribella al vuoto che lo popola, mentre invano ti ripeti che seinsistieresistiraggiungieconquisti, maledici Claudia, Naomi e Kristen per la loro ossuta magrezza.

E ti consoli amaramente dicendoti che ad essere sbagliata non sei tu, ma l'epoca in cui sei nata. Si, perché nell’antica Grecia saresti stata una donna ambita o che un Butero avrebbe pagato oro per averti come sua modella!

domenica 10 giugno 2012

Patria questa sconosciuta.

L'ora X è sempre più vicina. La gente già freme. Manco a dirlo Facebook si riempie di bandiere, pronostici e scongiuri. Su Twitter l' hashtag #ForzaAzzurri imperversa un tweet si e l'altro pure. La follia calcistica che sembrava, finalmente, essersi sopita dopo la fine del campionato, torna ad imperversare. E tutti ne sono colpiti, uomini donne e bambini. Perchè si sa, l'Idiozia è donna generosa e non vuol scontentare nessuno.
Ma l'aspetto più esilarante è lo spirito patriottico che improvvisamente pervade gli animi del popolo. Nessuna distinzione. SiamotuttiItaliani. Fratelli. Figli della stessa terra.
Persino Bossi e la sua allegra combriccola in questo momento dismettono i panni di epuratoridellpatria e si lasceranno coinvolgere dell'entusiasmo dilagante.
Se davvero bastano 11 esseri di sesso maschile, per la maggiore neanche poi così aitanti, a ricordare ad a 70milioni di persone che fanno parte di una stessa nazione e che il sentimento di unità che provano oggi è quello che andrebbe provato quotidianamente, allora ha ragione Battiato: Povera Italia!

http://www.youtube.com/watch?v=rHN_IeseHKs

sabato 9 giugno 2012

La generazione dell’amore facile


Una volta era “ti voglio bene”. Oggi è “ti amo”.

Come due semplici parole possano fare da spartiacque tra due generazioni in realtà temporalmente molto vicine.

Quella che popola la fascia dei “giovani” è, senza dubbio, la generazionedellamoreprofuso. Sembra che il demone dell’amore possieda queste anime, mica tanto pie, e li porti a diffondere il sentimento più alto tra i sentimenti che il genere umano possa provare a chiunque gli passi davanti.

Ai miei tempi (espressione che fa tanto vintage!) per comunicare affezione verso una persona le si diceva “ti voglio bene”. E di solito non ci si arrivava poi così velocemente.

Oggi tutto è veloce, scontato. Sembra che l’amore sia diventata la puttana preferita di una generazione emotivamente vuota, che fa della prostituzione sentimentale il nuovo cavallo di Troia con cui penetrare nella vita di un perfetto sconosciuto. Perché l’importante è avere attorno più gente possibile, da far invidia a Vodafone e Mediolanum messe insieme!

Il vuoto spaventa. E si fa di tutto per riempirlo. Ma lo si riempie di altro vuoto. E per quanto io in matematica eccello come un bradipo primeggia nei 100 metri piani, credo che l’equazione sia palese: alla fine di tutto non ti resta niente.

Per cui miei cari amatori centellinate il vostro amore, che tutto quello sprecato non si recupera.

mercoledì 6 giugno 2012

Se i Maya continuano a non prenderci.


Sono mesi che i media ci tartassano con la storia della fine del mondo. Esperti, stregoni, giornalisti hanno speso ore e ore di programmazione televisiva analizzando per filo e per segno le previsioni Maya.

E poi ci lamentiamo della scarsa qualità della tivù italiana.

Ovviamente ognuno dava la propria interpretazione su quando il mondo sarebbe finito. Il 12dicembre2012 (12/12/12) era stato indicato come il giorno X. Un allarmismo insensato ed incontrollato si diffonde sul web. C’è chi ha, persino, iniziato a “salvare” i semi per ognuna delle specie vegetali conosciute, in una sorta di arcadiNoè post-moderna dalle forma di sacchetto di iuta un poco sgualcito. Per non parlare dei buncher “antifinedelmondo” nati, neanche a dirlo, in quel dell’America, nazione, da sempre, tra le più gettonate nei film in cui si descrive la fine del mondo.

Mettici, poi, che per una serie di fortuite coincidenze si verificano tzunami, terremoti, eruzioni, stragi, morie varie, ed ecco che per il popolo terrestre i segni dell’Apocalisse si sono materializzati. Prove inconfutabili si sono palesate. C’è poco da fare, la fine è imminente.

Ma ci pensi il buon Giacobbo, quello di Voyager, a rasserenare gli animi, durante una di quelle puntate speciali sui Maya, in cui spiega che la fine del mondo è da intendersi in senso metaforico: “la negatività, le brutture cesseranno e si ristabilirà l’armonia nel globo”. Questa l’interpretazione di un qualche inerba sciamano nullafacente.

Ma, siccome le interpretazioni di scritti antichi, si sa, è sempre un po’ fallace, ecco che la fine del mondo viene anticipata al 5maggio2012. E se ti indicano pure l’ora in cui accadrà: le 19.45.

E puntualmente il mondo sta ancora qua.

Niente fine. Niente catarsi. Niente armonia.

Anzi, se proprio vogliamo dirla tutta, la catastrofe è sempre più pregnante e la possibile candidatura di Gerry Scotti come contraltare di Grillo la dice lunga.

E son momenti come questi in cui mi chiedo: e se i Maya continuano a non prenderci, noi che fine faremo?!