Chissà se Mark (Zuckerberg, per intenderci) quando decise di
mettere su quello che è, a furor di popolo, il social più diffuso al mondo,
aveva previsto i disastri linguistici e cerebrali che ne sarebbero seguiti.
E si, perché a dispetto di quello che i più giovani possano
pensarne, le PAROLE SONO IMPORTANTI!
Ma dico, ci mettono una vita ad insegnarvi a scrivere
decentemente e voi, piccolirovinalingua
siete talmente pigri e talmente avari da non voler affiancare a quelle povere
consonanti almeno una vocale. Così anche chiedere lo stato di salute altrui
diventa un’impresa: “cm st?”. E non
crediate che la risposta sia di più facile interpretazione: “tt bn tnk u”. Ora, già il fatto che
torturi la tua lingua madre e ne compi uno scempio quotidiano potrebbe causarti
seri problemi con chi ti sta attorno e il cambio permanente di residenza sulle
rive dell’Arno, ma martirizzare anche una lingua non tua, perché? E se non
bastasse, italianizzate termini che fino a ieri suonavano di una poeticità,
ormai perduta: il caro vecchio I love you
diventa un aggrovigliamento di lingua che produce uno sgraziato ti lovvo. Ti lovvo? No, davvero ti lovvo?
Ma siete seri? Non abbiamo già abbastanza problemi con l’Europa senza che la
moria di vocali o la mutazione transgenica di parole contribuisca?
E tu, mio caro Zuckerberg, non credere di non averci messo
del tuo nella demenza cerebro-linguistica che investe i giovani italiani. E si,
perché tu con quel “simpaticissimo” like
hai creato la generazione del “ci piaceee”. “Ci piace” sembra diventato una
sorta di discriminante: lo dici?Allora sei un giovanesocialaddictec di quelli yeah.
Non varca mai il confine tra la lingua e il mondo esterno: sei un vecchiobigottagrammarnize.
Sapete che c’è? Sono felice di essere una vecchiabigottagrammarnizeletterata. Perché
qualcuno che aiuti il buon caro vecchio Alessandro (Manzoni) dovrà pur esserci!
Ci piaceee!
RispondiEliminaScherzi a parte, sostegno da un vecchiobigotto...
Son felice di non esser sola!
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