lunedì 17 settembre 2012

Menomale che Sivio c'è.

"Menomale che Silvio c'è". Così recitava lo slogan che il Cavaliere si è confezionato su misura e messo in bocca (non so se solo quello!) al branco di diversamenteintelligenti che gli vanno dietro.
C'è stato un periodo in cui chiunque fosse sostenitore del barzellettiere più famoso d'Italia pronunciava le suddette parole manco fosse l'ora pro nobis. E per rendere il tutto ancora più incisivo, ci ha pure costruito su una bella canzoncina. E' nota la passione di quell'uomo (??) per la musica. Ve lo ricordate con la bandana rossa in testa e il camicione bianco che cantava, ad una qualche festa di fine estate, accompagnato da un certo Apicella?!? Ah che immagini.
Dopo la triste dipartita, purtroppo solo dal mondo politico, Silvio si era eclissato. Triste, dimenticato, tutti lo immaginavano (o speravano) a condurre la vita di ogni vecchietto medio: al parco a passeggiare il cane e a raccoglierne la meda, un po' per quella legge del contrappasso che Dante ci ha insegnato ad amare!
Ma il silenzio, dono che in pochi coltivano, è durato poco! Silvio torna e lo fa nel suo stile: "Se verremo eletti concelleremo l'IMU. Perchè la casa è un diritto ed il fondamento della famiglia italiana".
Ora:
1- Ma che ne vuoi sapere tu di famiglia?!? Le prendi e le lasci a tuo piacimento. Hai non so quanti figli con due donne diverse (e sicuramente qualche altro nascosto ci sarà) e ti ergi a protettore del focolare domestico?!?
2- Se togli l'IMU i soldi per sanare i conti pubblici da dove li prendi?! Ti prostiuisci? O ci dovremo prostituire noi?
3- Il tipo che ti scrive i discorsi ce lo potresti far conoscere così da rinchiuderlo ad Alcatraz e buttare la chiave? Almeno la finiremo di sentire stronzate.
4- Spero che l'Italia si svegli e non si faccia circuire da te.
5- Mi spiace per i miei figli che un domani dovranno studiare l'idiozia di quest'uomo.

sabato 11 agosto 2012

I botteganti e Marie Antoniette

Ora: teoricamente dovrei lavorare. Praticatemte non c'è nessuno. Strade deserte. Negozio deserto. In momenti come questi mi dico che la crisi c'è ed è anche evidente.
Ogni mattina per venire a lavoro cerco di cambiare strada...mi piace guardare la mia città ogni giorno da un'angolazione diversa. Scoprire negozietti nuovi ed incontrare gente diversa. Si perchè la maggior parte delle persone è abitudinaria: ogni giorno la stessa strada, stessi orari, stessa routine. E così finisci per incontrare sempre le stesse persone e magari ti capita di fantasticare su di loro. Provi ad immaginare dove stanno andando o da dove stanno venendo. Cosa faranno. Cosa vedranno.
Ma non solo di persone è fatto il mio tragitto, ma anche e soprattutto di negozi. E quello che più di tutto mi sconcerta è vedere come sempre più negozi stiano chiudendo. E la medesima fine si prospetta per quello in cui lavoro io.
Cavolo, adesso che avevo trovato qualcosa che mi permettesse di mettere da parte un po' di soldi in attesa del lavoro della mia vita!
E' triste vedere come la nostra nazione stia implodendo. Realtà che sembravano consolidate chiudono. Tutti lamentano il fatto di non riuscire a coprire le spese con quello che guadagnano e, se non vuoi metterti in mano a quei "simpatici" soggetti che ti prestano "volentieri" dei soldi in cambio della tua anima, l'unica soluzione è chiudere.
E si finisce per attuare un meccanismo senza via d'uscita: se non ci sono soldi non si investe. Se non si investe non ci sono posti di lavoro. Se non ci sono posti di lavoro non ci sono investimenti per nuove attività.
Ma siamo veramente destinati a non venirne fuori? Davvero non c'è una soluzione?
Ma tipo evitare l'aumento dell'IVA e sostituirla con la diminuzione degli sprechi politici? Si, ok discorsi già fatti. Ma veramente stiamo ancora così bene da non ribellarci come si deve? Aspettiamo la novella Maria  Antonietta che inviti qualcuno a gettarci delle brioche quando non avremo più pane?!

giovedì 9 agosto 2012

Stay . Nel labirinto della mente – Marc Forster


A volte arrivi ad un film per caso, a volte su consiglio. A Stay ci sono arrivata grazie all’attore protagonista: Ryan Gosling.

Che la mente umana sia complessa e talvolta difficile da comprendere si sa. E l’immagine del labirinto (magari uno di quelli in cui dentro ci corre un topino bianco disperato perché non trova la via d’uscita e finisce per restarci!) mi è sempre sembrata perfetta per rendere l’idea!

Stay è un film di quelli che solitamente definisco “allucinati”.

Inizia tutto con un incidente stradale, un ragazzo che si alza ed una storia che comincia.

Henry è ossessionato dall’idea di aver ucciso i suoi genitori. Sarà questo il motivo che lo spingerà ad andare in terapia dal dottor Sam Foster. Tra i due si instaurerà una strana dinamica: Henry confessa a Foster la sua intenzione suicidaria, programmata per il sabato seguente, giorno del suo ventunesimo compleanno. E per Foster diventa una corsa contro il tempo nel tentativo di salvare il ragazzo.

A volte si ha come l’impressione che in realtà tutto quello che sta avvenendo sia a metà tra un sogno del dottor Foster ed una sua imminente follia delirante. Non si capisce quanto di reale ci sia in Henry. Avete mai visto The Others con la Kidman? Ecco, quella è la sensazione che si ha in certi momenti; che tutto ciò che stai guardando non appartiene a questo mondo.

È la scena finale a rivelare come stanno le cose: il film non è altro che il delirio onirico di un uomo morente. Henry, in realtà non si è salvato dall’incidente, ma rimasto gravemente ferito, giace sull’asfalto attorniato da tutti i personaggi che hanno popolato il suo viaggio pre-morte.

Un po’ Lost style. La scena finale è pressoché identica: il protagonista riverso a terra con lo sguardo perso nel vuoto ed il mistero che viene svelato.

Magistrale Ryan Gosling. Avevo avuto dimostrazione della sua bravura già in altri film, e qui non si smentisce. Sempre impassibile ed apparentemente monoespressione, si rivela di un’intensità toccante.

Ottima anche l’interpretazione di Ewan McGregor, divenuto famoso per il ruolo, decisamente più leggero, di Christian in Moulin Rouge. Mai eccessivo, intenso, riesce a farti vivere la stessa ansia e le stesse paure che vive lui. La sua apparente pazzia diventa la tua. Più che con gli occhi di Henry è con i suoi che vivi l’intera storia.

Nel complesso è godibile, nonostante la trama non semplice né prevedibile; quando pensi di aver capito vieni immediatamente smentito. E probabilmente è proprio questo che ti cattura e ti spinge a vederlo fino alla fine.

martedì 24 luglio 2012

American Beauty – Sam Mendes (1999)


Due sono gli elementi che a primo acchito non capisci: il titolo del film e la locandina.

American Beauty ha un nonsochè di romantico, crea nell’immaginario medio l’idea di una storia d’amore, magari quelle turbolente ma che finiscono bene.

Poi, però, ti ritrovi davanti la locandina a metà tra Moulin Rouge e una vecchia foto di Marilyn su Playboy, e la cosa ti spiazza non poco.

Inizia a guardare il film senza troppe pretese, nonostante chi lo ha visto prima di te e conseguentemente consigliato, lo ha definito un capolavoro.

Jane è la classica adolescente in crisi, che odia se stessa, la famiglia ed il mondo intero. Ed esprime il desiderio che ogni adolescente, senza troppe ipocrisie, almeno una volta nella vita ha espresso: voglio uccidere i miei. Di solito le figlie, nel pieno rispetto del complesso edipico, vorrebbero uccidere la madre per ottenere le attenzioni dell’uomo che, per eccellenza, domina la vita di ogni donna: il padre. Ma qui le teorie freudiane si capovolgono e i propositi omicida sono rivolti al padre, all’oggetto posseduto che riversa le sua attenzioni su un’amica della figlia.

Le premesse sono confermate dalla voce fuori campo di Lester che ci preannuncia la sua morte.

Quella presentata, più che la perfetta famiglie in stile Mulino Bianco, è la famiglia che la maggior parte di noi ha: due genitori che non comunicano più, stanchi l’uno dell’altro, il cui amore si è perso chissà dove. Una famiglia le cui cene sono riempite da silenzi ingombranti o da urla ingiustificate. Carolyn è la classica donna maniaca del controllo che rovina il primo momento, dopo anni, di intimità col marito rimproverandolo di star per versare la birra sul divano. Eccessivamente attenta all’immagine di sé che viene percepita dagli altri “fondamentale per il suo lavoro”. Ma il suo perbenismo e la sua rigidità non le impediscono di tradire il marito, perché si sa che quando ci sentiamo desiderate, noi donne non capiamo più niente!

Lester è l’apparente anello debole della storia. Apparentemente perché in realtà è l’unico che finisce per liberarsi dalle convenzioni sociali e tirarsi fuori dal ruolo che gli altri gli hanno imposto di recitare, e tornare ad essere sé stesso. Molla il  lavoro, si prende cura di se e comincia a vivere la vita che ha sempre voluto.

Parallelamente la storia di un’altra famiglia ci viene raccontata, quella di Ricky,che prima spia Jane, filmandone ogni mossa, e poi ne diventa il fidanzato. Un ragazzo che ha per padre un colonnello dell’esercito omofobo che gli impartisce la disciplina a suon di pugni, sposato ad una donna completamente sua succube.  

Le vite delle due famiglie si intrecciano inevitabilmente: Ricky diventa il ragazzo di Jane ed il pusher di Lester. E sarà proprio questa sua “attività” che porterà alla morte di Lester. Una morte con tanti potenziali assassini: la vicenda si è talmente complicata che non è più solo Jane a volere l’uomo morto, ma anche Frank, che crede che l’uomo costringa il figlio Ricky a rapporti omosessuali, e Carolyn che, scoperta dal marito, viene lasciata dall’amante.

Lester, silenzio, ricordi che gli fluttuano in testa guardando una vecchia foto, colpo di pistola. Immagini, formuli ipotesi su chi possa essere stato e la risposta è, davvero, la meno scontata…



Le aspettative non sono state deluse. Il film è davvero ben fatto, la sceneggiatura non  è  mai scontata. I personaggi sono ben definiti e fanno si che lo spettatore, a seconda del sesso o dell’età, possa identificarsi.

Evidente la critica alla “bellezza” delle famiglie americane, solo apparente e condizionata dall’idea che in America sia tutto perfetto. In realtà, per quanto banale sia, “tutto il mondo è paese”.



“È una gran cosa quando capisci che hai ancora la capacità di sorprenderti ti chiedi cos'altro puoi fare che hai dimenticato!”

giovedì 19 luglio 2012

Vent'anni

Vent’anni Vent’anni fa ammazzavano Borsellino.
Vent’anni e due mesi fa ammazzavano Falcone.
Vent’anni dopo nessuno li ha dimenticati.

Vent’anni fa ero una bambina, avevo appena sette anni, ma di quelle due morti ho un ricordo nitido (per quanto possa esserlo quello di una bimba!). Della strage di Capaci ho un’unica immagine in testa e ancora oggi quando la visualizzo un brivido mi percorre le braccia: la strada.
Le esplosioni furono talmente forti e devastanti che la strada si sollevò letteralmente da terra, squarciata, piegata come fosse stata di cera pongo. Fu questa la prima immagine che i telegiornali mandarono in onda. Io ero piccola e non avevo bene la percezione che quella era una morte “importante”, una morte che avrebbe segnato un pezzo della storia dell’Italia e soprattutto della mia terra. Ricordo l’agitazione che si respirava a casa mia. I miei erano visibilmente sconvolti, come se a morire fosse stato un parente. La concitazione dei cronisti che cercavano di dare quante più notizie possibili: Falcone morto. La scorta tutta ammazzata. La Morbillo appesa ad un filo; e a quel filo per un po’ ci attaccammo tutti. Ma alla fine anche lei non ce la fece.
Un’altra immagine si aggiunse, qualche giorno dopo, a quella della strada: il discorso della moglie di Vito Schifani, uno degli agenti di scorta di Giovanni Falcone. Una donna distrutta dal dolore che ha la forza di dire: io vi perdono ma dovete mettervi in ginocchio.

http://www.youtube.com/watch?v=hoH6zBP5SBs

La mia terra, meravigliosa, già zozzata da troppo sangue, non ha il tempo di riprendersi da queste morti, che due mesi dopo la mafia s’asciugò anche l’amico di Giovanni, Paolo.
Quando appresi la notizie della morte di Borsellino ricordo che stavo giocando con mia sorella. Era domenica pomeriggio, le tapparelle abbassate per evitare che il caldo asfissiante entrasse in casa. Mio padre guardava uno di quei programmi che la domenica cercano di intrattenere un pubblico stanco dalle fatiche lavorative, che fu immediatamente interrotto per lasciar spazio alla notizia. All’immagine del palazzo, dove abitava la sorella da casa della quale Borsellino era appena uscito quando una bomba nella sua auto lo uccise, si sovrappose quella della strada di qualche settimana prima.
Per quanto piccola fossi, capivo che qualcosa di grave stava accadendo.

Vent’anni dopo in pochi si sono scordati di Falcone e Borsellino, due uomini più che due eroi. Due uomini che hanno perseguito ciò in cui credevano, che lo hanno fatto non per gloria o riconoscimenti (come di solito l’eroe fa!), ma per senso del dovere. Vent’anni dopo ci sono insegnanti che spiegano ai più giovani cosa accadde nell’estate del 1992. Vent’anni dopo ci sono ancora persone che sfilano per strada e che zitte non vogliono stare.

martedì 17 luglio 2012

Deliri politicanti.

Tra le frasi fatte che meno mi piacciono ce n’è una che proprio detesto “le cose cambiano senza che tu possa accorgertene”. L’idea di non poter controllare i cambiamenti, si sa, inquieta, e non poco. Poi capita che per una settimana sei completamente fuori dal mondo: niente telegiornali, quotidiani, radio. Finito il periodo di isolamento involontario cerchi di recuperare un po’ quello che ti sei perso e comincia a leggere, sfogliare ed ascoltare. E che ti ritrovi davanti?! DELIRIO. Con ordine: 1)Napolitano, quel simpatico vecchietto che sta a capo della nostra Repubblica, ultimamente sembra non godere più di un largo consenso. Tutto iniziò quando alla richiesta di alcuni studenti di non firmare l’allora riforma Gelmini, Lui se ne infischiò amabilmente e legittimò lo scempio che ancora oggi è l’università italiana. Per non parlare delle innumerevoli fiducie date al governo Berlusconi prima di decretarne la fine. Oggi Giorgio decide di prendersela con la magistratura. Mio caro Silvio, finalmente non sarai più solo nella tua battaglia contro le toghe rosse! La questione è semplice: nell’inchiesta che cerca di stabilire se ci furono e in che misura delle trattative tra Stato e mafia, capita venga intercettata una telefonata tra Mancini e Napolitano. Poco male. La procura afferma subito che il presidente non è coinvolto in nessun modo e la questione finisce qui. O almeno dovrebbe. Invece Giorgio decide che c’è "conflitto di attribuzione" tra i poteri e scatena il suo cane da guardia in sua difesa. Evidentemente il principio per cui “se non hai nulla da nascondere con hai nulla da temere” non è valido per i nostri politici. http://www.ilpost.it/2012/07/16/decreto-napolitano-contro-procura-di-palermo/ 2)Ma Giorgio non è l’unico politico in vena di scherzare. A tornare in scena è il mattacchione per eccellenze, l’uomo più divertente che il panorama politico potesse regalarci, colui senza il quale molti comici hanno rasentato la depressione: Silvio. Berlusconi torna con la barzelletta più divertente di tutte: scende in campo per la sesta volta a capo della sua coalizione, perché l’Italia ha bisogno di lui. Dà, quindi, il ben servito ad Angelino, che già pregustava il potere, e come se non bastasse vorrebbe far tornare in auge Forza Italia, in sostituzione dell’odierno PDL. Ora sarebbe il caso di spiegare a quest’uomo che le barzellette ci hanno stancato, che di lui non sappiamo che farcene e che se davvero vuole fare il bene del paese che andasse ai giardinetti pubblici a raccogliere gli escrementi dei cani!!! 3)E dulcis in fundo LEI, la donna dalla bocca a metà tra un canotto ed una rana, colei che ha fatto dell’incoerenze la sua bandiera, la donna che non parla ma urla insensatezze continue: Daniela Santanchè. Questa vergogna (una delle tante, in realtà) per il genere femminile sostiene che la Minetti debba dimettersi. Ragione ne ha da vendere, ma magari sarebbe il caso che facesse lo stesso lei! Se questa è la gente che dovrebbe risollevare il paese è meglio rassegnarci: la fine è vicina.

mercoledì 27 giugno 2012

Il lavoro non è un diritto.

L’ Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Così recita l’art. 1 di quella che dovrebbe essere (mi si consenta il condizionale) la nostra Costituzione. Scritta dai padridellapatria (che si l’hanno fondata ma che ultimamente l’hanno lasciata orfana) è il pilastro più importante nella nazione Italia. Ora, ci hanno provato molte volte ed in modi diversi a metterla in discussione o modificarla. Spesso la sovranità del popolo è andata a farsi benedire. Perché si sa che ci illudono di poter decidere, ma la verità è che in fin dei conti a gestire la cosa pubblica son sempre i soliti quattro. Ma che queste cose le facesse Silvio era quasi cosa scontata. Si sa, quell’uomo è un simpaticoumorista ed ogni tanto una delle sue perle deve pur regalarle. Oggi, però Silvio non c’entra (cosa più unica che rara!). L’ennesimo screditamento di quel pezzo di carta scritto 65 anni fa viene da una donna che, ultimamente, una ne fa e cento ne sbaglia. La ministra Fornero, quella che debuttò in politica tra le lacrime, afflitta (lei?!) per le drastiche misure prese dal governo per sanare i conti pubblici, dichiara al WSJ che i cari giovani italiani devono ficcarsi in testa che: mica tu studi vent’anni, investi migliaia di euro per una formazione, che la maggior parte delle volte e più scadente di quella del Burkina Faso, e poi pretendi di avere un lavoro! E no, mio caro, IlLavoroNonèUnDiritto. Non è scritto da nessuna parte che ti spetta. … … … ah, no. Forse, Ministra, c’è quella cosa chiamata Costituzione che ADDIRITTURA fonda un’intera nazione sul lavoro. Non so, vuol fare concorrenza al suo compare che tempo fa dichiarò che il posto fisso è noioso?!? Fate così: andate da una delle famiglie di quelle decine di imprenditori/operai/precari che si sono ammazzati perché non si annoiavano abbastanza. Poi, cara ministra, torni a far dichiarazioni al WSJ e vediamo se ha il coraggio di ribadire le stesse cose.

sabato 23 giugno 2012

Dopo i Papa-Boys arrivano i Papa-rapper

Se vi state domandando quali saranno le nuove frontiere cui l'uomo giungerà, eccovi la risposta: il rap cattolico. Ebbene si, la fase di modernizzazione della Chiesa cattolica ha avuto inizio. C'era chi pensava che l'ammodernamento sarebbe passato dal riconoscimento, che so, dell'omosessualità come condizione naturale per un individuo e non come perversione/malattia/possessionedemoniaca. C'è stato un momento in cui si credeva che il tipo di bianco vestito che porta ai piedi scarpette rosse in Doroty-style,avrebbe riconosciuto che l'uso del preservativo non è poi così malvagio o che forse l'aborto non è propriamente un omicidio Ed invece no! La Settachiesa ha deciso che il modo migliore per arrivare al popolo è la musica. E così ti capita di uscire un venerdì sera come tanti e di ritrovarti in pieno centro un gruppo di invasatimaniocireligiosiche cantano odi rimate al Signore lassù. Ma non basta, perchè mieicari "se avete bisogno di parlare di un vostro problema, qui c'è qualcuno disposto ad ascoltarvi” A guardare robe simili sei invaso da sentimenti che vanno dallo stupore, allo sconforto per arrivare ad uno stato di ilarità tale per cui non puoi far altro che ridere, prima, e commiserarli, dopo. Che la Chiesa stia perdendo colpi è evidente. Che la setta reclama adepti è palese. E si sa, se hai un problema il modo migliore è imparare dal nemico: così se i testimoni di Geova fanno il porta-a-porta i cattolici, credendosi furbi, fanno il piazza-a-piazza! Che stia ripartendo una campagna di cristianizzazione? Non è che tra un po' ci ritroveremo uomini aitanti indossare una tutina attillata con sopra una tunica bianca ed una croce rossa sul petto, vero?!?

giovedì 21 giugno 2012

Quando il libero arbitrio è un’arma a doppio taglio.


Si parla tanto di libertà. Viviamo in una società, costretta dalle regole della convenzione, che la cerca disperatamente.

Il problema, però, è che ciascuno intende la libertà in maniera soggettiva, per cui si finisce per considerare limitante ciò che per qualcun altro è libertà.

Si parla tanto di 194 in questi giorni, vuoi perché ci sono medici, come nella mia città, che si rifiutano di metterla in pratica, vuoi per la decisione della cassazione di questi giorni che risponde alle accuse di “illegittimità della legge” con una sonora bocciatura, lasciando tutto così com’è.

La storia è sempre la stessa, le fazioni sempre quelle: da una parte c’è chi sostiene che già l’ovulo fecondato sia vita, per cui abortendo si commette “omicidio”; dall’altra ci sono donne (e per favore non tacciamole subito di femminismo, io le definirei di buon senso piuttosto!) che sostengono la loro libertà nel poter decidere cosa sia meglio per loro.

La discussione si presta, senza dubbio, a molteplici spunti, diversi punti di vista tutti rispettabili, però su un punto non transigo: voi fintimoralistibenpensanti non potete permettervi di accusare una donna di usare l’aborto come rimedio ad una vita dissoluta. Non avete alcun diritto di dire che quello è un omicidio. E se siete ipocriticattolicipraticanti, di quelli che ne fanno di ogni tanto l’Onnipotente lassù ti perdona se ti batti il petto tre volte, non potete parlarmi di un dono del cielo. Ma avete mai provato a mettervi nei panni di una donna che non cerca una gravidanza e che le arriva all’improvviso?! E magari ha preso tutte le precauzioni del caso ma è successo. O sei stata vittima di violenza. O non hai un compagno e non vuoi crescere un figlio sola. O sai che non sarai una buona madre e piuttosto che ammazzare tuo figlio in preda alla depressione post-parto o farlo crescere colpevolizzandolo per la sua nascita, opti per l’aborto.

Non crediate che si arrivi all’aborto come si arriva al parco per un pic-nic. La trafila burocratica, quella psicologica ed emotiva non sono certo semplici. E di solito chi arriva a prendere una decisione così drastica è perché altre soluzioni non ne vede.

E se poi ci si mette anche chi queste donne dovrebbe aiutarle ed invece impedisce loro di portare avanti la loro decisione, allora siamo davvero alla frutta. Tu puoi obbiettarecoscientemente quanto vuoi, ma perché la tua libertà deve intaccare quella di qualcun altro? Perché tu puoi poter decidere delle sorti di quella stessa persona che accusi di prendere decisioni per la vita (se di vita si può parlare riferendosi ad un accumulo di cellule indistinte!) di un essere che ancora non c’è?

Quale delle due libertà va tutelata?



Parlano tanto di libertà, ma quando vedono qualcuno davvero libero ne hanno paura.

lunedì 18 giugno 2012

Tra moglie e marito non mettere il...pallone.


Che uomini e donne siano diversi si sa. La storia di MartevsVenere ce la propinano da anni.

Ma c’è un momento in cui uomini e donne palesano tutta la loro antiteticità: le partite di pallone. Si sa, noi donne non amiamo il calcio e ci chiediamo di continuo cosa il nostro uomo provi nel vedere ventidue maschi in mutante rincorrere una palla.

Misteri che neanche Piero Angela è riuscito a svelare.

Fatto sta, che vuoi o non vuoi, ogni quattro anni ti lasci convincere e guardate la partita insieme. Niente di più esilarante.

Partita al maschile. Il maschio si prepara alla partita con grande attenzione. Entra nel mood già svariate ore prima. Iniziano le grandi consultazioni con l’amico-ultras su quale sarà la possibile formazione. Si prosegue con la scelta dell’abitazione che dovrà accogliere la devastazione ed infine si procede al rifornimento di viveri. Quantità spropositate di patatine, birre, e salatini riempiono il carrello prima ed il tappeto di casa poi! Dal fischio d’inizio e per i 90minuti successivi puoi passare nuda davanti al tuo uomo, lui non ti guarderà. Niente può distrarre un uomo intento a tifare Balotelli! Ciò che più mi fa ridere dell’uomo-tifoso è la passione che ci mette. Si arrabbia, impreca, si improvvisa tecnico e urla consigli sperando che giungano, non si sa bene come, al calciatore di turno. E quando finalmente arriva il goal esplode in un urlo di gioia tale che neanche il miglior orgasmo potrebbe eguagliarlo!

Partita al femminile. La donna realizza che c’è la partita solo quando il suo uomo si accomoda in poltrona e le urla di portagli una birra! Noi non stiamo li a capire chi gioca, anche perché non abbiamo idea di chi siano, né contro chi. Il massimo che una donna fa è dare una rapida occhiata ai giocatori durante l’inno e capire se finalmente qualche giovane aitante ha preso il posto di vecchi nonnetti! E finisci pure per “barattare” l’adocchiamento del primo minuto con quello del cambio del 48esimo! E magari capita anche che ci perdiamo un goal perché troppo intente a controllare il nostro WomanLog e capire che, mentre il nostro uomo sembra raggiungere l’estasi, a noi non regala un orgasmo da troppo tempo!

Ricicl-azione


Ricordo quando ero una giovane rivoluzionaria. Quella fase della vita in cui indossi i panni di moderno Robin Hood e pretendi di risolvere i mali della terra. Ricordo quando iniziò la fase salviamoilmondo. Il quel periodo lo scandalo della monnezza a Napoli era bello che scoppiato. Silvio insieme a Guido tentavano di trovare la soluzione migliore, che puntualmente doveva essere cambiata nei 6 mesi successivi. Era il periodo in cui ci bombardavano di pubblicità progresso su quanto fosse importante la raccolta differenziata. E fu in quel momento che palesai che l’amministrazione comunale della mia città non aveva la benché minima idea di cosa significasse riciclare. La verve giovanile, si sa, ti porta ad agire d’impulso. Così scrissi un’accorata lettere agli amministratori per ottenere i famosi cassonetti. La mia richiesta fu esaudita: 4anni dopo!! Meglio tardi che mai! Ma tant’è potevo dare, finalmente, il mio contributo alla salvezza.

Peccato che, il mondo continuiamo a non salvarlo, ma lo affossiamo di più. E si, perché per quanto tu posso applicarti nel mettere il rifiuto giusto al  posto giusto, con una meticolosità maniacale da far invidia ad un monaco certosino, tutto quello che tu separi viene rimesso insieme. E già. Perché quelli che dovrebbero operare ecologicamente fanno un gran bel minestrone di carta, vetro, plastica ed umido! E se capita che della carta cada durante il travaso nessun problema: c’è il cassonetto dell’umido appena svuotato pronto ad accoglierla al suo interno! Infondo finirebbero insieme lo stesso, prima o poi. Meglio facciamo amicizia da subito.

E così ti ribolle il sangue, perché capisci che le cose non cambieranno mai. Che se non si è capaci di far funzionare una vite come potrà mai funzionare l’intero ingranaggio?!

domenica 17 giugno 2012

Ci piace il “ti lovvo”


Chissà se Mark (Zuckerberg, per intenderci) quando decise di mettere su quello che è, a furor di popolo, il social più diffuso al mondo, aveva previsto i disastri linguistici e cerebrali che ne sarebbero seguiti.
E si, perché a dispetto di quello che i più giovani possano pensarne, le PAROLE SONO IMPORTANTI!
Ma dico, ci mettono una vita ad insegnarvi a scrivere decentemente e voi, piccolirovinalingua siete talmente pigri e talmente avari da non voler affiancare a quelle povere consonanti almeno una vocale. Così anche chiedere lo stato di salute altrui diventa un’impresa: “cm st?”. E non crediate che la risposta sia di più facile interpretazione: “tt bn tnk u”. Ora, già il fatto che torturi la tua lingua madre e ne compi uno scempio quotidiano potrebbe causarti seri problemi con chi ti sta attorno e il cambio permanente di residenza sulle rive dell’Arno, ma martirizzare anche una lingua non tua, perché? E se non bastasse, italianizzate termini che fino a ieri suonavano di una poeticità, ormai perduta: il caro vecchio I love you diventa un aggrovigliamento di lingua che produce uno sgraziato ti lovvo. Ti lovvo? No, davvero ti lovvo? Ma siete seri? Non abbiamo già abbastanza problemi con l’Europa senza che la moria di vocali o la mutazione transgenica di parole contribuisca?
E tu, mio caro Zuckerberg, non credere di non averci messo del tuo nella demenza cerebro-linguistica che investe i giovani italiani. E si, perché tu con quel “simpaticissimo” like hai creato la generazione del “ci piaceee”. “Ci piace” sembra diventato una sorta di discriminante: lo dici?Allora sei un giovanesocialaddictec di quelli yeah. Non varca mai il confine tra la lingua e il mondo esterno: sei un vecchiobigottagrammarnize.
Sapete che c’è? Sono felice di essere una vecchiabigottagrammarnizeletterata. Perché qualcuno che aiuti il buon caro vecchio Alessandro (Manzoni) dovrà pur esserci!

giovedì 14 giugno 2012

Se dici donna dici…?


Che viviamo in una società maschilista è cosa nota. Che le attiviste che diedero vita al movimento femminista si stiano rivoltando nella tomba, è cosa altrettanto nota.

Fatto sta che l’idea della donnaoggetto è talmente radicata in ogni essere che popola questo pazzopazzomondo, da non farci più nemmeno tanto caso.

Ieri era Saratoga, la “mitica” pubblicità di un noto silicone che per dimostrare la sua efficacia usava una doccia (ovviamente ermeticamente sigillata col suddetto silicone) riempita d’acqua con dentro una femmina ignuda.

Ora
1) Spiegatimi chi cavolo vuole sigillare la propria doccia per riempirla d’acqua. No, dico, ma poi che devi fare: andare in apnea per togliere il tappo e svuotarla?!? O in alternativa  arrampicarsi in stile Spiderman o sgattaiolare fuori da questa macchina infernale stile Hudini?
2) L’unico silicone con cui una donna può avere a che fare è quello che si mette dentro le tette, non certo quello della Saratoga.

Qualcuno, però, lassù ha avuto pietà di noi e da tempo la suddetta obbrobrietà è sparita.

Poi oggi capita che sulla mia Home di Fb spunta una foto: una donna a quattro piedi con una lastra di vetro sopra e la scritta “A Natale regala Ikea, è facile da montare”.  Sicuramente un fotomontaggio. Sicuramente non ha nulla a che fare con l’azienda svedese. Sicuramente l’allusione sessuale è più che scontata, ma vuoi o non vuoi siam sempre li: mercificazionedelcorpofemminile.

Ma questa è solo l’ultima, perche se gironzoli tra le mille fanpage che popolano il social blu, ti ritrovi davanti pagine a metà tra il calendario di un qualche camionista buzzurro e fotogrammi tratti da Youporn. Per non parlare delle picprofile nelle quali alle pose da bimbeminchia si sono sostituite quelle di futureyoupornergirls.

Per fortuna a risollevare il mio animo sconcertato ci ha pensato Claudio Rossi Marcelli, che ha scritto una delle cose più vere che si possa scrivere sulle donne: Quando lei ci ha detto che sarebbero arrivate due bambine, ho capito che stavamo contribuendo alla superiorità del genere umano. Quelli come il tuo parente, lasciali parlare. Mentre noi salviamo il mondo, loro mangiano brioches.



martedì 12 giugno 2012

Summer Nightmare


No. Non sono pronta. Non sono ancora pronta a mettere le mie pudenda alla mercé degli sguardi altrui. Non sono ancora pronta a vedere i miei fianchi strizzati da un costume che, per quanto abbondante nelle misure, finisce sempre per farti sembrare una mortadella appesa ad un filo! Non sono ancora psicologicamente pronta a condividere le mie bucce d’arancia con occhi ingordi di critici CULInari.

La donna media lo sa, l’incubo della prova costume arriva ogni anno puntuale sopra le nostre teste, che Damocle in confronto si sente meno minacciato! Donna media che nelle ultime settimane è  diventata donnaaffamata. Ormai dolci, gelati e patate fritte sono un lontano ricordo. Dieta dissociata. Dieta dukan. Dieta del minestrone. Dieta a zone. E pure quella a placche. Le provi tutte!

E ogni giorno vivi l'incubobilancia. Quella piccolasputasentenze che ha il brutto vizio di dir sempre la verità. E pur di far si che quei numeretti scendano sei disposta anche a digiuno!E finisci per avere talmente fame da far invidia alla cecità della tipa della Fiesta!

Per sentirti meno in colpa ti dai pure allo sport. E mentre corri su un lungo mare che sembra non finire mai, sudata, agonizzante, senza fiato, con lo stomaco che si ribella al vuoto che lo popola, mentre invano ti ripeti che seinsistieresistiraggiungieconquisti, maledici Claudia, Naomi e Kristen per la loro ossuta magrezza.

E ti consoli amaramente dicendoti che ad essere sbagliata non sei tu, ma l'epoca in cui sei nata. Si, perché nell’antica Grecia saresti stata una donna ambita o che un Butero avrebbe pagato oro per averti come sua modella!

domenica 10 giugno 2012

Patria questa sconosciuta.

L'ora X è sempre più vicina. La gente già freme. Manco a dirlo Facebook si riempie di bandiere, pronostici e scongiuri. Su Twitter l' hashtag #ForzaAzzurri imperversa un tweet si e l'altro pure. La follia calcistica che sembrava, finalmente, essersi sopita dopo la fine del campionato, torna ad imperversare. E tutti ne sono colpiti, uomini donne e bambini. Perchè si sa, l'Idiozia è donna generosa e non vuol scontentare nessuno.
Ma l'aspetto più esilarante è lo spirito patriottico che improvvisamente pervade gli animi del popolo. Nessuna distinzione. SiamotuttiItaliani. Fratelli. Figli della stessa terra.
Persino Bossi e la sua allegra combriccola in questo momento dismettono i panni di epuratoridellpatria e si lasceranno coinvolgere dell'entusiasmo dilagante.
Se davvero bastano 11 esseri di sesso maschile, per la maggiore neanche poi così aitanti, a ricordare ad a 70milioni di persone che fanno parte di una stessa nazione e che il sentimento di unità che provano oggi è quello che andrebbe provato quotidianamente, allora ha ragione Battiato: Povera Italia!

http://www.youtube.com/watch?v=rHN_IeseHKs

sabato 9 giugno 2012

La generazione dell’amore facile


Una volta era “ti voglio bene”. Oggi è “ti amo”.

Come due semplici parole possano fare da spartiacque tra due generazioni in realtà temporalmente molto vicine.

Quella che popola la fascia dei “giovani” è, senza dubbio, la generazionedellamoreprofuso. Sembra che il demone dell’amore possieda queste anime, mica tanto pie, e li porti a diffondere il sentimento più alto tra i sentimenti che il genere umano possa provare a chiunque gli passi davanti.

Ai miei tempi (espressione che fa tanto vintage!) per comunicare affezione verso una persona le si diceva “ti voglio bene”. E di solito non ci si arrivava poi così velocemente.

Oggi tutto è veloce, scontato. Sembra che l’amore sia diventata la puttana preferita di una generazione emotivamente vuota, che fa della prostituzione sentimentale il nuovo cavallo di Troia con cui penetrare nella vita di un perfetto sconosciuto. Perché l’importante è avere attorno più gente possibile, da far invidia a Vodafone e Mediolanum messe insieme!

Il vuoto spaventa. E si fa di tutto per riempirlo. Ma lo si riempie di altro vuoto. E per quanto io in matematica eccello come un bradipo primeggia nei 100 metri piani, credo che l’equazione sia palese: alla fine di tutto non ti resta niente.

Per cui miei cari amatori centellinate il vostro amore, che tutto quello sprecato non si recupera.

mercoledì 6 giugno 2012

Se i Maya continuano a non prenderci.


Sono mesi che i media ci tartassano con la storia della fine del mondo. Esperti, stregoni, giornalisti hanno speso ore e ore di programmazione televisiva analizzando per filo e per segno le previsioni Maya.

E poi ci lamentiamo della scarsa qualità della tivù italiana.

Ovviamente ognuno dava la propria interpretazione su quando il mondo sarebbe finito. Il 12dicembre2012 (12/12/12) era stato indicato come il giorno X. Un allarmismo insensato ed incontrollato si diffonde sul web. C’è chi ha, persino, iniziato a “salvare” i semi per ognuna delle specie vegetali conosciute, in una sorta di arcadiNoè post-moderna dalle forma di sacchetto di iuta un poco sgualcito. Per non parlare dei buncher “antifinedelmondo” nati, neanche a dirlo, in quel dell’America, nazione, da sempre, tra le più gettonate nei film in cui si descrive la fine del mondo.

Mettici, poi, che per una serie di fortuite coincidenze si verificano tzunami, terremoti, eruzioni, stragi, morie varie, ed ecco che per il popolo terrestre i segni dell’Apocalisse si sono materializzati. Prove inconfutabili si sono palesate. C’è poco da fare, la fine è imminente.

Ma ci pensi il buon Giacobbo, quello di Voyager, a rasserenare gli animi, durante una di quelle puntate speciali sui Maya, in cui spiega che la fine del mondo è da intendersi in senso metaforico: “la negatività, le brutture cesseranno e si ristabilirà l’armonia nel globo”. Questa l’interpretazione di un qualche inerba sciamano nullafacente.

Ma, siccome le interpretazioni di scritti antichi, si sa, è sempre un po’ fallace, ecco che la fine del mondo viene anticipata al 5maggio2012. E se ti indicano pure l’ora in cui accadrà: le 19.45.

E puntualmente il mondo sta ancora qua.

Niente fine. Niente catarsi. Niente armonia.

Anzi, se proprio vogliamo dirla tutta, la catastrofe è sempre più pregnante e la possibile candidatura di Gerry Scotti come contraltare di Grillo la dice lunga.

E son momenti come questi in cui mi chiedo: e se i Maya continuano a non prenderci, noi che fine faremo?!

giovedì 24 maggio 2012

What if?

Capita, a volte, che sei beatamente a tavola dopo una giornata passata in giro, tra lavoro, che non c'è e che cerchi disperatamente, lo studio, che porti avanti per evitare che l'unico neurone ancora vivo smetta di funzionare, e quel microfono, che ti rigenera ogni volta che lo hai davanti. Capita che dopo una giornata così ci si ritrova tutti a tavola, tutti più uno. E capita che da chiacchere banali si finisca per parlare di qualcosa che era anni di cui non parlavi.
Eri così piccola (stiamo parlando di 21 anni fa...quasi 22!), quando il destino ha scelto per te. Quel destino aveva sembianza umane ben precise: era una ragazzo, moro, bello, gentile, che un giorno perse il lume della ragione e dal "figlio della signora Carmela, quella che ci faceva bere con la cannuccia" divenne "quello che chiama nel cuore della notte, minacciandoti non si sa bene perchè". E tu sei davvero troppo piccola per ricordare tutto questo. C'è solo un ricordo che è lucido nella tua mente: voi quattro che notte tempo vi infilate in macchina, con poche cose in borsa e lasciate quella casa, che amavi così tanto, per andare li dove poi saresti rimasta.
Certo, gli anni a seguire, se ci pensi bene, non sono stati male. Ma se è vero che siamo frutto del nostro vissuto e delle nostre esperienze, questa è senza dubbio quella che più di ogni altra ha segnato la vita di quelle quattro persone.
What if?
Cosa sarebbe successo se fossimo rimasti li?
So cosa è successo non restandoci e, nonostante non saprò mai se la mia vita sarebbe stata migliore o peggiore, so che devo dire grazie a quel ragazzo, perchè se non fosse stato per lui non avrei vissuto quello che è stato.What if

mercoledì 28 marzo 2012

Provocare o stuzzicare?


L’idea di eccitare un uomo mi ha sempre eccitata. Provocare mi piace. Mi piace scatenare reazioni nelle persona, specie di natura fisica. Non c’è niente di più divertente che stare a letto con una persona per cui provi una certa dose di attrazione sessuale e farle crescere desiderio e voglia.

La provocazione da sola, però, non è sufficiente: occorre che sia coadiuvata da un po’ di stuzzicamento. Penserete che sia la stessa cosa provocare e stuzzicare, ed invece no!

Mentre il primo verbo indica “l’essere causa di qualcosa; eccitare interesse e desiderio erotico” il secondo, invece, ha significato di “toccare, frugare qua e là; eccitare, stimolare”.

All’apparenza la differenza non si coglie, essa è veramente minima ma fondamentale.

Provocare una persona significa, soprattutto, lavorare per colpire e stimolare la sua parte mentale. La provocazione è velata, sottile, sensuale. Dato che è la fantasia che devi risvegliare, il modo migliore per provocare una persona è l’allusione, ovviamente, sessuale. Ecco, anche lì, però, occorre essere maliziosi al punto giusto, usare il vocabolo più corretto, alludere a questa o quella pratica erotica, meglio ancora se è una di quelle che il vostro provocato ama, ma farlo sempre con garbo e mai in maniera sfrontata.

La provocazione può essere approntata in due modi diversi: avendo l’oggetto della tua provocazione davanti a te, oppure no. Nel primo caso alla verbalità si possono tranquillamente associare dei gesti ed una mimica ammiccante… non so, dal classico ditino sulle labbra che fa tanto collegiale ingenua, alla collanina con il pendente che si va ad incastrare giusto li dove un’adeguata scollatura mette in mostra l’incontro di due seni che per quanto possano essere più o meno generosi, sicuramente non passeranno inosservati.  Se la provocazione avviene a distanza sono sicuramente le parole la cosa cui prestare attenzione: usare termini facilmente equivocabili, sottolineando come sia la sfera sessuale quella cui stiamo alludendo; e se siete in particolare sintonia ed intimità col provocato, si può azzardare addirittura la possibilità di avviare una conversazione, meglio se scritta, nella quale passare dall’allusione all’esplicazione diretta di voglie, desideri, fantasie.

A questo punto la vostra provocazione ha portato il soggetto ad essere in uno stato di eccitazione, più o meno evidente. Diciamo che avete preparato il campo per dare il via allo stuzzichio. E questa è, senza dubbio, la parte più divertente. Lo stuzzicare non può avere, però, una forma stabilita a monte, ma deve adattarsi alla persona che si ha di fronte. La stimolazione è molto soggettiva: c’è, ad esempio, l’uomo che ama i massaggi e in questo caso non c’è niente di meglio che farlo sdraiare, montare sopra ed iniziare un bel massaggio sulla schiena, magari accompagnato da qualche bacio qua e là. Magari il vostro uomo preferisce qualcosa di un po’ meno velato, ed in questo caso al massaggio si può sostituire un po’ di solletichio… a me  piace stuzzicare il basso ventre, sfiorarlo con i polpastrelli e con le  unghiette, ed iniziare a giocare ed esplorare sempre più parti del corpo nascoste.

I risultati dello stuzzichio risulteranno immediatamente evidenti e da li in poi mani, lingua e bocca completeranno il lavoro!

domenica 18 marzo 2012

Gli orpelli pornografici


Di giochetti erotici ne esistono davvero un'infinità: dai più classici a quelli più estremi. Non so, vi sarà capitato di vestirvi da conigliette per il vostro uomo (personalmente mi manca, ma non è detto che non lo faccia prima o poi!); o ancora indossare i panni di infermierine sexy e riportare l’uomo di turno miracolosamente in salute in tempi brevi. Poi, certo, ci sono quelli più spinti...dalle manette alle fruste la scelta è ampia. C'è chi gode nel farsi trattare male o addirittura c'è chi richiede violenza fisica per raggiungere l'estasi.  C’è chi potrebbe definire tutto ciò osceno, pornografico. Credo che troppo spesso e con troppa leggerezza si gridi all’osceno.
La vera pornografia  è la menzogna che viviamo ogni giorno, è il  non essere onesti con sé stessi, è la paura di vivere, di decidere o di fare. Sono le maschere che indossiamo nei rapporti con gli altri, sono le barriere che issiamo per proteggerci dal dolore, sono gli atteggiamenti finti, sono l’eccesso forzato…tutti questi orpelli pornografici, si che dovrebbero scandalizzarci e farci inorridire.
Il sesso, quello estremo, quello dolce, quello che dura ore o quello che si consuma nell’arco di pochi istanti, quello non è un orpello né tantomeno pornografico...il sesso è una delle cose che rende la vita un pizzico più eccitante.

mercoledì 7 marzo 2012

La certezza dei nemici

L' "io non sono come tutti gli altri. Sono diverso." non si smentisce mai. Chissà perchè certa gente (leggi tra le righe "gli uomini") ti buttano li questa frase, illudendosi (poveri!) che tu creda che sia vero. Ci sono, però, uomini (e qui avrei da dissertare parecchio su cosa sia un uomo...meglio parlare di essere di genere maschile) che sono più bravi di altri a farti credere che sono davvero diversi. Sarà che il vecchio detto "l'esperienza insegna" proprio del tutto torto non ha. Ci vuole tanto allenamento per affinare "l'arte del diverso". Non puoi improvvisare. Devi mantenere una certa linea di condotta: per esempio comportarsi apparentemente bene con te; fingersi presente; sottolineare sempre "io per te ci sono"; affinare l'arte del nascondino: no, non è un nuovo gioco quanto piuttosto uno sport parecchio amato dagli essere con un Walter (la Litizzetto mi concederà la licenza di usalro) tra le gambe. Questo sport prevede il sostenere di avere un numero infinito di amiche bisognose di aiuto ed il conseguente  non farti scoprire chi è la scopata di turno, far diventare Luca tutte le Lucie, propinarti consigli e sostegno fintamente disinteressato, farti credere di starti riempiendo di attenzioni. Insomma, è una specie di lavoro che il "diverso dagli altri" fa con meticolosa attenzione per tenerti li buona buona e pronta a soddisfare ogni sua voglia da dominatore, qual è.

Due sono le certezze che abbiamo nella vita: la prima è che TUTTI, belli e brutti, ricchi e poveri, un giorno non ci saremo più; la seconda è che puoi sempre fare totale affidamento sui tuoi nemici. Io amo i miei nemici perchè almeno loro non mi deluderanno mai. Potrai sempre contare sul loro odio, sulla loro voglia di farti male, non ti illuderanno sulla loro buona fede, saprai sempre che la loro mano tesa è li per afferrarti e lasciarti cadere un attimo dopo, o che le loro parole sono volte solo a ferirti. Per cui tenetevi stretti gli amici ma ancor di più i vostri nemici.

domenica 4 marzo 2012

và.

di tesi sbagliate. di voglie temute. di canzoni ascoltate all'infinito. di pensieri. di sopravvalutazioni. di rivalutazioni. di decisioni. di film. di telefonate sperate. di voglia di andar via. di curricula inviati. di paella. di caffè. di sacher. di voglia di abbracci. di gente opportunista. di amici che vanno. di nemici che restano.

mercoledì 22 febbraio 2012

che non sempre puoi titolare i pensieri.

di virgole sterminate. di pensieri asfissianti. di mail fiume. di sms inviati. di pioggia. di tisane. di discorsi pensati. di frasi non dette e baci non dati. di scuse inventate. di azioni sperate. di sogni rinchiusi. di voglie nn ancora placate. di cioccolata. di occole. di nervi. di te. di me. di noi. di un noi che non ci sarà. di un noi ch vorrei. di un noi che finirà.

martedì 14 febbraio 2012

Il bel canto

Ho aperto troppe finestre e non so da quale buttarmi.
Voglio un nemico fidato. Voglio guardarlo neglio occhi.
Ed è come se non avessi mai capito niente...

mercoledì 8 febbraio 2012

L'importanza delle date

Oggi è l'otto febbraio, o l'08/02 se preferite, ma sempre quello è, non cambia. Ci sono date che ti porti dentro e non te le scordi, tipo quella delle prime mestruazioni(12/10/1996) che segnano ufficialmente il tuo (se sei un essere di sesso femminile) diventare "una donna". Cazzo, ti immagini chissà che...diventi donna, -mezzica che bello- pensi dopo che i dolori lancinanti dei primi giorni sono passati; -minchia che faticaccia- pensi dopo qualche anno. E poi c'è il giorno del tuo primo bacio (5/11/1998): lui non era certo un adone, ma che vuoi a quell'età l'ammore è cieco e trionfa su tutto. E poi la prima delusione d'amore (15/11/1998). Eh si, perchè il "non è certo un'adone" non solo non lo è ma si permette pure di comportarsi male!!E poi c'è il primo "ti amo" (22/07/2009)...si ci sono arrivata tardi, ma è stato meraviglioso!!La prima volta (02/08/2006)...proprio come la immaginavo!La prima laurea (04/11/2008), sospirata, voluta ed ottenuta con risultati inaspettati...che gioia che è stata!E poi c'è l'8 febbraio 2012, il giorno in cui ho affrontato lui, senza paura, con tanta ironia, senza lacrime, con la giusta serenità, con onestà e verità. Non è andata come volevo, anche se ci ho speato fino alla fine. "Incontrarsi nel momento sbagliato" "Sono io, non sei tu" "Ti voglio bene" "Non sai se le cose potranno cambiare oppure no" tutte cose che un tempo mi avrebbero fatto incazzare, ma che oggi prendo per quello che sono...le parole di una persona spaventata dalle troppe esperienze negative, che renderei l'uomo più felice del mondo perchè gli darei la parte migliore di me, ma che finchè non deciderà di affidarsi a qualcun'altro che non sia se stesso non potrà mai scoprirlo.
Io so che potevi avermi e vivermi. E so che se non è accaduto non accadrà più.
Ti voglio bene ma petit mimò...

lunedì 6 febbraio 2012

Sei il mio più dolce pensiero

Quando passi una vita ad urlare e a non essere ascoltata, ti ci abitui così tanto che quando trovi qualcuno che ti ascolta mentre sussurri ti sembra così assurdo da non crederci. E potrei anche innamorarmi di te...o forse lo sono già...

mercoledì 1 febbraio 2012

E scopro di possedere l'arte della versatilità.

Perciò oggi accade che mi sveglio con la male. In realtà ho la mala da diverso tempo, da quando cioè, l'arte dell'amica di letto comincia a starmi stretta. Ma questa è un altra storia che prima o poi risolverò!
Perciò, mi sveglio alle  10.00, un orario assurdo per me che alle 7.00 sono già in piedi pronta a cacciare a pedate in giardino quelle pesti di felino che mi ritrovo in casa, con il caffè in una mano e un biscotto nell'altra! Ma oggi la voglia era più di restare sotto le coperte con Morfeo che fuori con un mondo poco simpatico. Ma vabbè, mi alzo, mi rendo presentabile al mondo e mi "cunnucio" un po' in attesa che scatti l'ora X per andare a fare la mia bella figura on air! Ma proprio mentre mi barcameno tra contatti che non rispondono e mail che vorrei mai ricevere, ecco che squilla il mio amatissimo telefono, reduce da una notte trascorsa sotto l'acqua solo perchè a qualcuno andava di passeggiare con la pioggia! Squilla e dall'altra parte del telefono un uomo mi propone un colloquoi per una nota società di cosmesi (leggi tra le righe Lush). Sintesi del colloquio: si presenta, mi chiede delle mie esperienze lavorative, mi fa domande astruse tipo "sei vegetariana o sei razzista", parliamo di radio, di loredana bertè, del tempo pessimo che c'è ultimamente qui (chissà perchè si aspettano di arrivare qui e trovare perenne sole!). Mi fa il primo test: "sei in bottega da sola con la merce appena arrivata e 10 clienti dentro, che fai?", me lo sono rigirato penso bene perchè la mia risposta gli è piaciuta. Mi offre il caffè e mi porta in bottega dove mi fa il secondo test: "Valentina è la cliente stronza, accontentala", mi gioco bene anche questa. Mi dice che per adesso sono al completo ma che si prospetta una prossima apertura di altre botteghe. Mi prospetta tre alternative: un contratto a chiamata (tipo prostituta!), uno di apprendistato (perchè l'età c'è!) o il posto da responsabile se la tipa che c'è ora fallisce. Ma la cosa più bella è stata scoprire  che sono versatile e che potrei adattarmi a qualsiasi situazione.
Ah, Dio benedica i colloqui!!!

sabato 21 gennaio 2012

L'arte del tromba-amico.

Ora io sono la donna dalle mille (più una) arti. Ho l’arte di rompere i coglioni (di farli godere anche a volte), quella della sopravvivenza, della pazienza, dell’indecisione, delle paranoie. Ma non sapevo di essere in grado di praticare un’arte che sta spopolando negli ultimi tempi: quella della “tromba-amica”. Ebbene si, io donna integerrima, che ho sempre invidiato quelle graziose coetanee capaci di copulare allegramente con l’amico di turno, senza troppi coinvolgimenti emotivi; io donna che mi dicevo “almeno loro se la godono” (in tutti i sensi) “dovrei farlo anche io, ma non ci riesco. Non riesco a scindere il sesso dai sentimenti”. Io…ci sono caduta anche io! Perché capita che arriva lui, che mi sconvolge la vita senza troppi problemi, e che mi inizia all’arte del tromba-amico. Ci si vede quando si ha voglia, si fa sesso bello e spensierato. Ci si diverte senza troppi problemi. “Le scopate intellettuali”, come ama definirle, proseguono, e devo dire che non posso lamentarmene. Per me è stata una bella evoluzione. Da mezza bigotta e mezza mignotta il passo è stato lungo, ma alla fine è stato fatto.
Peccato che la mezza mignotta che c’è in me è solo una bella maschera che mi sono messa su per proteggere me stessa dai miei sentimenti. E si, perché se mi atteggio a troietta che non vuole niente se non quello che hai tra le gambe, se mi prendo quello che mi dai senza pretendere altro, allora potrò dominare i miei sentimenti,la voglia di baciarti, abbracciarti, uscire e andare al cinema, chiamarti senza paura di essere inopportuna. Ma tu non vuoi essere il mio fondamentale, ed io non posso far diventare fondamentale chi poi se ne andrà
Morale della favola: la gente non cambia. Io non cambio.

venerdì 20 gennaio 2012

L'arte di essere donna.

A me gli ormoni fanno male. E ogni donna sa di cosa parlo. C'è un periodo preciso che cade, più o meno puntualmente, ogni 28 giorni, in cui ogni essere umano di genere femminile sembra subire una strana mutazione. Non parlo di una mutazione fisica, quanto caratteriale. E' un po' come se in ogni donna albergassero due entità distinte, una dolce, calma, paziente, amorevole, dolce, sempre pronta ad aiutare chiunque ne abbia bisogno; poi c'è "l'altra", quella schizzata, nervosa, insofferente. Ecco, non è che siamo delle pazze schizofreniche, che il giorno prima ti riempiono di baci ed il giorno dopo ti dicono le peggio cose. La colpa non è nostra, ma degli ormoni.
E non pensate che sia facile essere donna. Essere donna è un'arte, che solo pochi della specie umana sono in grado di praticare. E si, signori, perché non basta un bel culo e due belle tette per essere donna. La donna è donna solo se ha dei sani e costanti squilibri ormonali.
E io ho i miei meravigliosi squilibri ormonali, poco costanti, ma non per questo meno squilibrati.
A  me gli ormoni fanno male, mi rendono particolarmente nervosa, instabile e paranoica, e me la prendo con chi se lo merita, solo che lo faccio nel modo sbagliato. E si, perché la gente va cazziata quando se lo merita, va mandata a fanculo se è il caso, ma lo si deve fare sempre con garbo e mai in preda ad uno squilibrio ormonale. Perché, come diceva “bonanima” “puoi dire le cose peggiori, ma se lo fai col sorriso sembrano meno peggio di quello che sono”.


lunedì 16 gennaio 2012

Conversazione post-orgasmo

Uno si aspetta che dopo aver messo in scena buona parte del kamasutra e aver, finalmente, raggiunto la pace dei sensi, ci si goda quel momento meraviglioso post-orgasmo pre-vestizione, in cui, solitamente, i due copulanti allegri, stanno abbracciati, quasi sempre in silenzio, scambiandosi baci innocenti, e dicendosi, tuttalpiù, quanto è stato bello. Ecco, il mio "meraviglioso momento post-orgasmo pre-vestizione" è stato un amorevole interrogatorio su "chi sei?che vuoi?che vuoi essere?cosa vuoi fare della tua vita?". I miei sensi offuscati dalla libido, la mia voce ormai stanca per le troppe sillabe pronunciate, il mio corpo stremato dalla
fatica della soddisfazione non possono che decidere per la resa. L'ansia mi assale, il panico mi blocca il respiro, i miei occhi palesano il terrore. "Non lo so", da sempre la risposta paraculo per eccellenza, con lui non funziona. Non accetta una non risposta. Ma io risposte non ne ho. Non ancora.
So solo che quello che da tutti viene visto come un traguardo, una vittoria, un punto d'arrivo, per me è il mio vero grande inizio. E se è vero che chi ben comincia è ametà dell'opera, DEVO dare un'inizio sensato alla mia vita. Non posso improvvisare. Non posso fare cazzate. Non posso giocarmi il mio futuro. Devo spogliarmi delle mie paure. Devo avere il coraggio di guardare in faccia i miei sogni e i miei desideri, e nel limite del possibile, riuscire a raggiungere i miei obiettivi.
Ed in attesa di tutto ciò...mi accontento di copulare allegramente, senza troppi problemi e senza troppi pensieri!

mercoledì 11 gennaio 2012

L'amore è dolore...

Ieri dodici ore no stop. Gira come una trottola. Percorri chilometri a piedi. Vai a lavoro. Vai a riunione. Ascolti litigi, incomprensioni. Scappi in tremendo ritardo per tornare a lavoro, dove ti viene il panico alla sola idea della mole di cose che ti aspetta. Poi spunta la tipa snob a cui fai vedere così tanta merce, che non sapevi neanche di avere, e che le trova tutte "poco adatte al contesto". Che poi quale contesto non si è capito...Poi arriva lui, il consumatore attento che con le sue mille domande ti stordisce e che non va via prima di aver accuratamente distrutto ogni prodotto esposto, eencandone ogni componente chimico e spiegandoti per filo e per segno "come viene prodotta la Nutella, una vera e propria bomba a mano". E no, mio caro, non riuscirai a farmi desistere dalmagiala! E poi arriva l'unica persona che volevi arrivasse. Arriva, la senti ancor prima che entri e la vedi la fuori, fermo a guardarti. Ma come arriva, se ne va. Hai solo voglia di tornare a casa ed infilarti a letto. E in un letto ti infilo, solo che non è il tuo. Ma ti accontenti e, alla faccia di Ligabue, godi pure! Baci, coccole, atmosfera perfetta. La giornata sembra essersi chiusa meglio di come era iniziata, se non fosse che...la tua uscita è tutt'altro che trinfale, e ti ritrovi col culo a terra e con un gomito dolorante.
L'amore fa male...

domenica 8 gennaio 2012

Incontri nefasti e scontri fortunati.

Marc Augè parlava di non luoghi, di posti, cioè, che nascono per una funzione X e dove non importa ci sei, che pensi o che fai, si è tutti omologati.. Poi ci sono dei luoghi in cui a ritrovarsi è solo un "certo tipo di gente"...che so...nei centri sociali si ritrovano quelli di sinistra (come se non esistessero anche i centri sociali destroidi!!), al teatro vanno gli anzianotti della C. bene (che fingono di capirci qualcosa, ma che inrealtà sono li solo perchè fa "di classe andare"), poi ci sono quelli che se non spendono 40euro per una pizza non son contenti. Ecco, io ho sempre detestato questa sciocca ghettizzazione...io sono di sinistra, ma non ho mai frequentato un centro sociale. Non appartengo alla classe bene della mia città, ma il teatro lo amo e lo frequento. Potrei anche spenderli 40 euro per una pizza, ma mi sembra un tale spreco che lo evito. Però ci sono momenti in cui il divieto di "introdursi in un terreno non proprio" andrebbe attuato...tipo quando sei tanquilla in quel magnifico posto chiamato Ostello, che tante volte ti ha visto ubriaca ballare a ritmo di tamburi africani, e d'improvviso ti vedi spuntare lo spettacolo umano più triste che la tua vita ti ha regalato. Ecco in quel momento vorrei tornare a quella pratica tanto odiosa quanto salvifica detta "io li non ci vado 'che c'è gente strana". Che ognuno rimanga nel proprio orticello, senza invadere quello del vicino che non sempre è più verde del nostro, ma che forse ha semplicemente più culo di voi !!!

venerdì 6 gennaio 2012

Io gli anni pari li amo.

Io gli anni pari li amo. Sarà che il pari mi da  l'idea di completo, realizzato, positivo...sarà che negli anni pari un po' di cose belle mi son successe, fatto sta che aspettavo il 2012 da tutto un anno.
Certo, a guardar bene quello passato non è stato proprio un anno tutto da buttare. Alcune cose belle son successe. Alcune persone interessanti son entrate nella mia vita. Alcuni rompicoglioni ne sono usciti. E poi finalmente ho conosciuto la vera me, che troppo a lunga era stata soffocata da quella maschera di perbenismo misto a pudore, che questa mondo mi aveva costretto a indossare. Una meravigliosa me è venuta fuori (lo so, sembro arrogante e forse un po' lo sono!). Adoro questa me...così rompicoglione, smaliziata, più sicura e un po più menefreghista. Voglio vivere così il mio anno pari...voglio godermi ogni singolo istante di questa vita. Voglio morderla, sfiancarla, renderla così come IO voglio. Voglio godermi tutto ciò che ogni singolo uomo ed ogni singola donna della mia vita sarà disposto/a a darmi. Voglio godermi ogni film, ogni bicchiere di vino, ogni amplesso, ogni abbraccio, ogni lite, ogni incontro ed ogni scontro. Voglio godermi il mio anno...voglio godermi la mia vita.