Una volta era “ti voglio bene”.
Oggi è “ti amo”.
Come due semplici parole possano
fare da spartiacque tra due generazioni in realtà temporalmente molto vicine.
Quella che popola la fascia dei
“giovani” è, senza dubbio, la generazionedellamoreprofuso.
Sembra che il demone dell’amore possieda queste anime, mica tanto pie, e li
porti a diffondere il sentimento più alto tra i sentimenti che il genere umano
possa provare a chiunque gli passi davanti.
Ai miei tempi (espressione che fa
tanto vintage!) per comunicare affezione verso una persona le si diceva “ti
voglio bene”. E di solito non ci si arrivava poi così velocemente.
Oggi tutto è veloce, scontato.
Sembra che l’amore sia diventata la puttana preferita di una generazione
emotivamente vuota, che fa della prostituzione sentimentale il nuovo cavallo di
Troia con cui penetrare nella vita di un perfetto sconosciuto. Perché
l’importante è avere attorno più gente possibile, da far invidia a Vodafone e
Mediolanum messe insieme!
Il vuoto spaventa. E si fa di
tutto per riempirlo. Ma lo si riempie di altro vuoto. E per quanto io in
matematica eccello come un bradipo primeggia nei 100 metri piani, credo che l’equazione
sia palese: alla fine di tutto non ti resta niente.
Per cui miei cari amatori
centellinate il vostro amore, che tutto quello sprecato non si recupera.
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